04/09/13

Ma di cosa stiamo parlando?

Qualche giorno fa, attraverso le tipiche discussioni che si scatenano su Facebook (che per come evolvono sono al pari di reazioni chimiche incontrollate), si percepiva come le fiere del fumetto non siano più quelle di una volta. Lucca Comics & Games e la stessa San Diego Comicon siano diventate fiere dell'intrattenimento, più che del fumetto.

E la mia risposta è più semplicemente:


E STI CAZZI?

Davvero ci vogliamo ancora lamentare del fatto che il fumetto viene relegato a forma secondaria di intrattenimento rispetto al videogioco o ai film senza pensare che questo è il momento d'oro per far interagire i medium tra di loro? Tra le altre cose c'è da notare che "relegato a forma secondaria di intrattenimento", tradisce un enorme complesso di inferiorità rispetto alle altre forme di entertainment (perché qualsiasi libro, per esempio, dal più popolare al più d'autore, anche i grandi classici che adesso vengono presi a modello di libri per una determinata elite di lettori, sono intrattenimento). Basato poi su cosa? Sui soldi? Su quante persone lo leggono rispetto agli spettatori del cinema? Non si sta parlando dei numeri per fare "successo" (qualsiasi significato che VOI gli attribuite) o sopravvivere, si sta parlando di misurare il proprio pisello con quello degli altri mentre si sta facendo pipì. Oppure pesare la propria pipì rispetto a quanta cacca fanno gli altri. 

E quindi? 

E quindi sti cazzi. 

Spesso rimaniamo da sempre troppo chiusi dentro ai nostri mondi interiori per accoggerci realmente di che cosa stia succedendo fuori. Inoltre rimanere troppo tempo dentro o troppo tempo fuori fa male alla salute in fondo.

Ho sentito i più disparati rant, tutti all'insegna del "si stava meglio quando si stava peggio" (Mio nonno rispondeva sempre "Io durante la guerra non sono stato meglio"). Tutti rant indifferenti alla passione che i visitatori trasudano da tutti i pori, ma allora tutto questo cos'è? Invidia perché si leggono più manga? Perché la gente non fa i cosplay dei di personaggi che voi disegnate? Nessuno pensa a come comunicare con loro e a muoversi verso di loro. Si pensa soltanto a continuare ad agitare le braccia nel tentativo di essere visti e ignorati, venendo considerati come quelli "strani". Per tutta onestà intellettuale dentro a questi calderoni di "immobili e sbracciatori" mi ci metto anche io, ovviamente nel mio piccolo. Perché non so che cosa farei se mi mettessero in mano la gestione di una testata o altro, ma non sono nemmeno così imbecille da non vedere che cosa sta succedendo e sopratutto non notare come gli altri si stanno comportando. 

Giusto per ribadire su "Ma di cosa stiamo parlando?". Ho letto un utente lamentarsi perché i fumetti vengono presentati con modi che nulla hanno a che vedere con il fumetto, come se fosse un segno della DEGENERAZIONE dei tempi (e queste lamentele coinvolgono quasi sempre la presenza delle ragazze alle fiere).

Allora parliamo di questa foto.

 

Lei è Wendy Pini, colei che diventerà insieme a suo marito Richard, la disegnatrice e co-creatrice di Elf Quest. Cosa c'entra in tutto questo? Seguitemi. Il "The Wizard & Red Sonja Show" era uno show itinerante presentato da Frank Thorne che, oltre a interpretare il "The Wizard" del titolo, era anche disegnatore, copertinista, inchiostratore e colorista di Red Sonja. Lo show oltre a presentare un reenactment delle vicende del fumetto di Red Sonja, a cui lo stesso Frank Thorne lavorava, era anche un "Look a Like Contest" di estremo successo. 

Nulla di strano no? Scenette cosplay, concorso cosplay per promuovere il fumetto. Tipica roba da degenerazione degli ultimi tempi!

Piccola cosa: erano la metà degli anni '70

Quindi ripeto: MA DI COSA STIAMO PARLANDO?
E Frank Thorne ci va tutti in culo.


 P.s.: Aspettatevi un prossimo post sul "The Wizard & Red Sonja Show".

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